mercoledì 23 dicembre 2015

Bastardi senza gloria

Il cinema assurto a fabbrica di sogni, e disinvolta ucronia. La rappresentazione della vendetta ebrea, con i pezzi grossi del Terzo Reich - Hitler compreso - crivellati e arsi nel crogiolo di una sala cinematografica (e quindi la fine della guerra anticipata al 1944), richiedeva coraggio e adeguati finanziamenti. Il coraggio a Quentin Tarantino non manca, e i soldi nemmeno. La sua opera è succulenta, con una visione della Storia da fumetto, tutta resa per eccessi e cortocircuiti di genere (western, poliziesco, cartoons). Da spettatori, si ghigna parecchio; ammaliati, in particolare, dai cattivi (cosa aggiungere sulla osannata performance di Cristopher Waltz?). I buoni, tuttavia, sono i bastardi senza gloria che collezionano scalpi nazisti: qui non c'è un Oskar Schindler, ma una sporca dozzina di allegri scuoiatori. Dialoghi, al solito, giocati sulla perifrasi, sulla metafora grottesca. Il filo narrativo ben teso anche nelle situazioni più strampalate (i tedeschi che giocano a "indovina chi sono?"); continue finte e controfinte sulla funzione narrativa dei personaggi, con montaggio elegantissimo, flashback e didascalie. Un pastiche memorabile.

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