martedì 27 ottobre 2015

Alto tradimento

La fiction, per costituzione, nega se stessa: si regge cioè su un patto di credulità e di non belligeranza col fruitore - il che ha reso possibile, per esempio, la letteratura e il cinema, laddove ogni storia è percepita come se fosse vera. Il reality ha capovolto i termini della faccenda, nel senso che nega la fiction. La poetica dello sbraco quotidiano, spaccato di medietà anonima in cui tutti si riconoscono, permea numerosi network (si pensi a Real Time). Una mimesi agevolata verso la porta accanto, con luci che simulano l'assenza di faretti, makeup acqua e sapone e costumi acquistati, tanto per dire, all'Oviesse. Sulla scia dei panni sporchi lavati in tivù, ecco "Alta infedeltà", un format che mi ha davvero impressionato: storie di ordinari tradimenti raccontate dai protagonisti (attori), con simulazioni filmate (altri attori, in una sorta di fiction al quadrato). Noia coniugale, frustrazioni, sbocchi imprevisti ma prevedibilissimi con seduzioni un po' sciatte e brucianti voglie che divampano in macchina o in una camera d'albergo. Intrecci thriller di menzogne sostenute a faccia seria, cornuti sospettosi che non si fanno mazziare, indagini, vendette ineluttabili servite su un piatto abbastanza freddo. La realtà tanto sbandierata è, di fatto, un plot ripetitivo con uno standard psicologico sottoritmo, fra luogi e date in sovrimpressione a riprodurre un libidinoso documento (falso). Si assiste con curiosità, tanto per vedere non dove, ma COME, si va a finire...

sabato 24 ottobre 2015

Il numero Nove

Sto revisionando Elevato Quattro. Un romanzo senza eroi né eroine, ma con un po' di quei sentimenti che rendono i personaggi, e gli uomini, migliori. Al momento, fantasticare in termini editoriali, o ipotizzare una collocazione di mercato, sarebbe uno slancio peregrino, tanto più in considerazione delle logiche regionalistico-nazionali secondo cui un narratore sardo avrebbe da scrivere solo di Sardegna (onde affascinare i lettori del Continente con paesini fumiganti e trame che si complicano tra ruderi di fango, stazzi, e bestiame). Io, naturalmente, sono partito anche stavolta dalla sessualità, perché la considero il motore a scoppio di qualsiasi storia, e ho messo in discussione una serie di principi cardine, direi morali, con innocenza odiosissima (ormai è appurato: risulto antipatico a due lettori su tre). In questo Buen Retiro dell'autoreferenzialità obbligata, immagino il libro già trasposto al cinema. E' la vicenda di due borghesi illuminati: lui è Vincenzo, già pianista che si è autoridimensionato a tecnico del suono; libertino erotomane (il sesso ha sopravanzato la musica), scambista raffinato, snob. Lei è Giada, sua moglie, violoncellista con specializzazione in Bach - suona come Ophélie Gaillard, tutta mistica e oscenità barocche; sputtanata in lungo e in largo per la sua condotta privata, subisce da anni un gretto boicotaggio accademico. Poi, dopo un concerto a Santa Cecilia, l'ineluttabile successo: il famoso Maestro Aymerich, infatuato, la invita alle Suite di Istanbul, un concerto ecumenico da tenersi su una specie di Love Boat che naviga il Bosforo (tra Europa e Asia, l'incontro di civiltà, etc.). Giada e Vincenzo stanno quindi vicendo un momento felice. Frequentano, intanto, il sito di incontri "La stanza onnivora" con lo pseudonimo di "Ettore e Andromaca". Marcano stretto una certa Sweet Jane, colf che smaltisce frustrazioni in webcam. E sono a loro volta "pressati" da Sperelli, un aspirante regista schizofrenico che scrive sceneggiature a getto continuo. Il romanzo si articola nei quattro punti di vista, alternati, con interpolazioni di mail e chat tra i personaggi. Il gioco virtuale innesca una riedizione de "Le Relazioni pericolose", nel senso che Sperelli si farà carico di sedurre Sweet Jane e di servirla sul famoso piatto d'argento a Ettore e Andromaca. Ma gli sviluppi di questo menage, si capisce, porteranno i quattro personaggi da tutt'altra parte. Il film, dicevo. Per la parte di Vincenzo vorrei scritturare Javier Bardem - in una versione un po' bolsa, annoiata e perversa. Giada è Cate Blanchett (con chignon); eviterei la scontatissima Charlotte Gainsbourg, già ninfomane per Von Trier. Per Sperelli, Elio Germano. La sua prova in "La nostra vita", con la scena del funerale in cui canta "Anima fragile", è di una tale potenza che occorre metterlo alla prova in un ruolo quasi da commedia: con follie cinefile, deliri e goffaggini alla Woody Allen. Per Sweet Jane, fatico a trovare una trentenne con talento e riccioli in abbondanza. Forse Natalie Portman, tenuta a freno da un regista europeo e previa impalcatura di bigodini.

lunedì 5 ottobre 2015

Lancôme Trésor (Qui cammina sull'acqua)

Eau de parfum

Gli spot sono invariabilmente in francese o in inglese, senza sottotitoli e con voci femminili arrochite dalla droga, dall'alcol e/o dai postumi anchilosati di un'orgia con vista su Place de la Concorde. Possibile che tra i consumatori di eau de parfum ci siano tutti questi esperti di lingue? Dev'essere una convenzione internazionale. Ma, a onor del vero, alcuni "commercials" Lancome sono cortometraggi perfetti, con attrici belle, credibili e, talvolta, non completamente denutrite. Il bianco e nero si spreca, è chiaro, e vien subito voglia di trasferirsi a Parigi per incontrare Kate Winslet e trascinarla, senza secondi fini, in una brasserie. Tra i capolavori, uno con Ines Sastre che sembra arrangiato da Gustav Mahler in persona. https://www.youtube.com/watch?v=r9VzsTLsRKw

sabato 3 ottobre 2015

Il sognatore di navi

"Abdul Bashur, sognatore di navi", di Alvaro Mutis, è uno dei libri più divertenti che abbia letto negli ultimi anni. In autobus, per esempio, stentavo a reprimere il ghigno suscitato dalla lettura, e gli improvvisi sbotti di riso (ogni tanto mi accorgevo del biasimo e/o dell'allarme degli altri passeggeri). Ho finito per leggerlo di nascosto, dove potevo abbandonarmi, pagina dopo pagina, a un'ilarità lussuriosa e un po' maligna. E' un libro incentrato - cito - sulla furfanteria mediterranea, sugli aneddoti che si concatenano in romanzo. L'ombra di Borges è chiara: nell'aggettivazione lapidaria, ma in un contesto stilistico più verboso, con sprechi e cazzeggiamenti; negli stupori che, di fatto, ridicolizzano fenomeni comuni e banali; nell'erudizione bibliofila che tratta da giganti autori sconosciuti; nella descrizione fisica che insinua elementi psicologici, e viceversa. Borges ha fatto molti danni in Sud America, però il talento di Mutis è incontestabile, grande.