sabato 22 agosto 2015

Singin' in the rain

Oggi niente febbre. Ieri ho guardato Cantando sotto la pioggia. Una prima considerazione sui denti di Gene Kelly, abbacinanti: lo splendore di un sorriso che è già invito alla più scrupolosa igiene orale. Il film a tratti è un pastiche con morale della favola statunitense, cioè postmoderno e decrepito insieme. Non a caso, l'ottimismo di chi ce l'ha fatta (il divo Don Lockwood) non esclude i dubbi sulla propria identità artistica, e la malinconia del pagliaccio condannato a far ridere il suo pubblico. Una certa introspezione da diporto, tanto per drammatizzare il lieto fine annunciato e i milioni che, dal 1952, continuano a piovere. Più che altro, ho visto in Gene Kelly e Donanld O'Connor due superbi e affiatatissimi ballerini. L'agiografia ufficiale racconta che il primo girò la scena famosissima con la febbre a 39,4. Io a 37,5 barcollo e fatico a metter su il pentolino per il Vicks Tripla Azione. Ma, è chiaro, se vivessi a Hollywood smaltirei il virus ballando un tip tap.

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