venerdì 30 maggio 2014

SHAME

La pellicola, elegantissima, trapassa il corpo opaco della pornografia, ritorna di continuo allo scempio di una completa distruzione affettiva; il volto nobile di Fassbender pare stagliarsi su un riverbero di luce ghiacciata. E' una deriva moderna di sessualità disperata e vorace che anela solo all'oblio (la storia delle dipendenze non è che questo subdolo soccorso della dimenticanza di sé: non pensare più). Qui si naufraga in un assillante carnaio di incontri, in uno sprofondamento masturbatorio che riempie il nulla quotidiano di orgasmi a ripetizione. La materia è pericolosa, ma il regista (che ha un nome ingombrante: Steve McQuenn) la affronta al di sopra di qualsiasi moralismo, con un tocco maschile finissimo, coraggioso, partecipe. Gli si perdonano volentieri alcune (poche) goffaggini, ineluttabili quando si rappresenta il coito: non c'è mai compiacimento, e i colpi vanno tutti a vuoto senza gusto né ammiccamenti. Più che erotizzati, ci si ritrova sgomenti, perfino commossi. La colonna sonora, poi, per una volta si eleva dalla melliflua sottolineatura, è una specie di drammatico ammonimento che tiene fisso lo sguardo di tutti su queste macerie di cuore impastate nello sperma.

Nessun commento:

Posta un commento