martedì 25 ottobre 2016

Tre film di Valerio Zurlini

La prima notte di quiete, Estate violenta, La ragazza con la valigia. Elementi in comune: la malinconia della provincia con i suoi fallimenti inappellabili; i treni e gli addii alla stazione (di Rimini, di Riccione); gli amori senza speranza per differenza d'età e/o di censo; lo sfondo storico per una vicenda - stringi stringi - amorosa. In "La prima notte di quiete" Alain Delon è un professore di liceo che s'innamora di un'alunna bellissima ma irrequieta (un po' di eufemismi non dispiacciono mai). Lui è un poeta in incognito, con un brutto cappotto che ricorda, in peggio, quello di Marlon Brando in "Ultimo tango a Parigi". Disinteressato alla politica e ai movimenti studenteschi del Sessantotto, fuma in classe leggendo enormi quotidiani e, in generale, esprimendo un decadentismo di ritorno, forse per il padre morto in guerra a El Alamein, forse per una cugina sedicenne, e suicidatasi, alla quale ha dedicato un libercolo di versi. Ha una moglie che trascura per giocare a carte di notte, e la relazione extraconiugale con l'alunna irrequieta, peraltro già legata a un boss locale, rappresenta l'ineluttabile vicolo cieco. In "Estate violenta" il protagonista è J.L. Trintignant: figlio di gerarca e raccomandato in tutto, ma sensibile, fra vitellone e anima bella, insomma fascista per inerzia, con discrete potenzialità nell'ottica di un'abiura che, nel luglio del 1943, comincia a sembrare più che ragionevole. Fatto sta che il giovane imboscato perde la testa per una vedova (la mamma di Alain Delon?) e inizia a corteggiarla nello stabilimento balneare che frequentano. Vanno insieme a San Marino per comprare caffè alla borsa nera, sono attratti fortemente e, dai e dai, si mettono insieme. Ne segue uno scandalo, perché lei potrebbe essere (quasi) sua madre, etc. Quando cade Mussolini, tutto precipita, anche perché Trintignant non può più sottrarsi alla chiamata alle armi. E'il problema della partecipazione nel decadentismo di Zurlini, Alain Delon renitente a sinistra, Trintignant a destra. In mezzo, nel parmense, c'è una villa patrizia e "La ragazza con la valigia", Claudia Cardinale (convincente). Viene a cercare il rampollo che l'ha sedotta e abbandonata, e trova invece il fratello minore, sedicenne (come la cugina di Alain Delon), interpretato da Jacques Perrin, cioè un Trintignant nobilitato (un conte?), ancora più garbato nei modi, più puro, e vergine. La Cardinale, invece, è una cantante di confine, tra avanspettacolo e prostituzione. Tutti, prima o poi, inspiegabilmente, le allungano un po' di soldi per levarsela di torno; e lei, quando vede quelle buste, spera sempre che all'interno ci sia una lettera d'amore. Il disastro con il signorino che tenta di rimediare, magari con pretesto cattolico, alla porcheria del fratello, è già alle porte. Perrin, infatti, è troppo inesperto per non farsi travolgere dalla sfortuna della Cardinale. E comincia, di fatto, a mantenerla. La sfumatura psicologica, l'accurata tessitura dei rapporti è senz'altro il punto di forza di questo cinema dell'individuo, dei sentimenti, di un'intimità rivelata, bisogna riconoscerlo, con finezza. Nell'ordine di preferenza: 1°) Estate violenta (ma il titolo è bruttissimo) 2°) La ragazza con la valigia 3°) La prima notte di quiete

Nessun commento:

Posta un commento