sabato 24 ottobre 2015

Il numero Nove

Sto revisionando Elevato Quattro. Un romanzo senza eroi né eroine, ma con un po' di quei sentimenti che rendono i personaggi, e gli uomini, migliori. Al momento, fantasticare in termini editoriali, o ipotizzare una collocazione di mercato, sarebbe uno slancio peregrino, tanto più in considerazione delle logiche regionalistico-nazionali secondo cui un narratore sardo avrebbe da scrivere solo di Sardegna (onde affascinare i lettori del Continente con paesini fumiganti e trame che si complicano tra ruderi di fango, stazzi, e bestiame). Io, naturalmente, sono partito anche stavolta dalla sessualità, perché la considero il motore a scoppio di qualsiasi storia, e ho messo in discussione una serie di principi cardine, direi morali, con innocenza odiosissima (ormai è appurato: risulto antipatico a due lettori su tre). In questo Buen Retiro dell'autoreferenzialità obbligata, immagino il libro già trasposto al cinema. E' la vicenda di due borghesi illuminati: lui è Vincenzo, già pianista che si è autoridimensionato a tecnico del suono; libertino erotomane (il sesso ha sopravanzato la musica), scambista raffinato, snob. Lei è Giada, sua moglie, violoncellista con specializzazione in Bach - suona come Ophélie Gaillard, tutta mistica e oscenità barocche; sputtanata in lungo e in largo per la sua condotta privata, subisce da anni un gretto boicotaggio accademico. Poi, dopo un concerto a Santa Cecilia, l'ineluttabile successo: il famoso Maestro Aymerich, infatuato, la invita alle Suite di Istanbul, un concerto ecumenico da tenersi su una specie di Love Boat che naviga il Bosforo (tra Europa e Asia, l'incontro di civiltà, etc.). Giada e Vincenzo stanno quindi vicendo un momento felice. Frequentano, intanto, il sito di incontri "La stanza onnivora" con lo pseudonimo di "Ettore e Andromaca". Marcano stretto una certa Sweet Jane, colf che smaltisce frustrazioni in webcam. E sono a loro volta "pressati" da Sperelli, un aspirante regista schizofrenico che scrive sceneggiature a getto continuo. Il romanzo si articola nei quattro punti di vista, alternati, con interpolazioni di mail e chat tra i personaggi. Il gioco virtuale innesca una riedizione de "Le Relazioni pericolose", nel senso che Sperelli si farà carico di sedurre Sweet Jane e di servirla sul famoso piatto d'argento a Ettore e Andromaca. Ma gli sviluppi di questo menage, si capisce, porteranno i quattro personaggi da tutt'altra parte. Il film, dicevo. Per la parte di Vincenzo vorrei scritturare Javier Bardem - in una versione un po' bolsa, annoiata e perversa. Giada è Cate Blanchett (con chignon); eviterei la scontatissima Charlotte Gainsbourg, già ninfomane per Von Trier. Per Sperelli, Elio Germano. La sua prova in "La nostra vita", con la scena del funerale in cui canta "Anima fragile", è di una tale potenza che occorre metterlo alla prova in un ruolo quasi da commedia: con follie cinefile, deliri e goffaggini alla Woody Allen. Per Sweet Jane, fatico a trovare una trentenne con talento e riccioli in abbondanza. Forse Natalie Portman, tenuta a freno da un regista europeo e previa impalcatura di bigodini.

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