giovedì 7 gennaio 2016

Il Barbatromba

Era una piovosa mattina di novembre (mi trovavo davanti al Palazzo di Giustizia) quando arrivò la notifica Fb: Gianrico Barbatromba (cambio il nome per decenza) aveva accettato la mia richiesta di amicizia. Potrei giurarlo: non avevo inviato nessuna richiesta, non avevo nemmeno mai visto quell'uomo (un obeso con occhiali alla Brecht). Non so come sia potuto accadere (i polpastrelli, lo smartphone...), però siamo ancora amici. Io sono un po' all'antica: non avendo avuto la prontezza di chiarire subito l'equivoco, ho a lungo covato il proposito di cancellare Barbatromba in silenzio, senza che se ne accorgesse. Ma anche il verbo "cancellare", in rapporto a un signore così voluminoso, mi pareva sconveniente. Mentre esitavo, ho avuto modo di scoprire la sua educazione (tra gli stati quotidiani non mancano laconici buongiorno, buonpomeriggio, buonasera e buonanotte), e la sua frenetica attività divulgativa: condivisioni a getto continuo, musica di ogni genere a tutto spiano, link di scultori e pittori maggiori e minori; ogni 15/20 minuti sgrana una perla dall'inesauribile baccello Youtube. Tutta questa esuberanza culturale non lenisce, però, il pessimismo cosmico di Barbatromba: con frequenza di circa 45/60 minuti arrivano, lugubri pullman, sermoni di autocoscienza sociopatica, di autodiagnosi depressiva, di autodistruzione promessa. Ecco, per esempio, che fra le persone che "potrei conoscere" mi giunge - in comune col Barbatromba - un "Amico della Maremma", con foto di busto maschile glabro, e pube criptato da apposita finestra (si apprezzi il simbolismo: dietro la finestra, il Maremmano). L'amico della Maremma, infatti, è subito percepibile come entità doppia (il viandante e il suo bastone). Anche a seguito di questo fortuito incontro, ho visto il Barbatromba sotto un'altra luce: un bagliore di schizofrenia e omosessualità (da solitudine). Il serioso divulgatore di Gloria Gaynor, di Virginia Woolf, di Martin Scorsese e del Kamasutra (indimenticabili i commenti tecnici sul "tratto"); il pessimista di riferimento per una cerchia di cinquanta-sessantenni devastati dall'ozio, ha svaghi un po' ellenici. Ne sono lieto: ci tengo, alla felicità dei miei amici.

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