sabato 4 aprile 2020

Corrispondenze Anno 2010 (agosto)

Come ti ho già detto, non ho amici - perché non ho nessun rapporto con persone "normali" né abitudini condivise (un sinonimo di "amicizia") - che so, la gente che esce il sabato sera, che ama la compagnia, che vede le cose secondo quel comune buonsenso che mette d'accordo quasi tutti. Io mi colloco in seno al "quasi" e agisco in relazione a un'esiguità di persone che oscilla tra l'elite e gli emarginati. Nei "normali" incuto rispetto e soggezione, però mai vero interesse. Sono, anzi, evitato. Suscito invece smodata curiosità, anche morbosa direi, in quel target di "strani", anormali, spesso falliti in termini sociali: professori a loro dire boicottati dall'ateneo, artisti disoccupati estromessi dai finanziamenti istituzionali, ricercatori in pensione (leggi trombati), hobbisti della cultura che non si poterono laureare, esemplari postmoderni della borghesia illuminata che giocano in borsa e leggono Balzac, aspiranti filantropi allo stato attuale senza un soldo, musicisti senza contratto, scrittori senza opera, fascisti di buone letture, filosofi dello sport che abbandonarono l'attività quando si scoprirono cardiopatici etc - il comune denominatore è l'incompiutezza e/o il mancato riconoscimento che designa (ripeto, almeno in termini sociali, di ufficialità) un certo velleitarismo. Io stesso credo di esser velleitario - non foss'altro per il ritardo in cui mi muovo su tutti i fronti della mia "ambizione". Compirò 32 anni a settembre - e che cosa ho fatto? I miei obbiettivi sono vaghi - che so, defamigliarizzare la ditta, magari chiamando in causa la Fiat, che ha smesso da un pezzo di essere un'azienda a conduzione famigliare. Fa ridere... Sono uno scrittore che non scrive dal maggio 2008, salvo che non si vogliano considerare queste mail, alla stregua dei diari, un'opera letteraria; sono un filosofo che oramai fa di tutto, in fondo, pur di non pensare; sono un lettore che (non) ha letto tutti i libri, ma che ha smesso di leggerne; sono un libertino che non esercita, un esibizionista che non gira per i parchi con "sotto il cappotto niente", e un guardone che non spia; e sono, com'è noto, un principe senza regno né cavallo da barattare. Tutti coloro che allo stesso modo, nella vita, colpiscono a vuoto, li incontro e li seduco - non mi riferisco alla nostra corrispondenza (a te), benché tu stessa in passato mi abbia parlato di una certa insoddisfazione - non parlo insomma degli effetti della mia scrittura quanto di quelli della mia fisicità - la mia voce, il mio aspetto, la gestualità e gli argomenti: questo insieme che trasmette un mondo abortito, una conquista mancata, un ruolo smarrito - una grandezza perduta. Lo stesso valga sul caso Asher - il linguaggio di una donna che rimanda a contesti "d'altri tempi" - una trentenne che ti piacerebbe perché ha qualcosa di anglosassone e, ancor di più, di vittoriano, una pudicizia severa nell'abito, e uno sguardo perverso, quanto il sorriso. Mi ha ripetuto più volte "Lei è furbo signor Neri" tanto che mi son risentito; ho risposto che "non sono un benefattore, tutto qui" - ma deve aver avvertito nella mia compostezza, nella mia calma, una certa mancanza di scrupoli, una certa freddezza, che le è piaciuta - ma dalla quale freddezza, al tempo stesso, deve difendersi. Domani ti riferirò, perché qui mi fermo.